Link building: gli errori da non compiere

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Nonostante Google stia prendendo sempre di più una deriva “link less”, è indubbio come i link in entrata siano un fondamentale fattore di ranking. La link building rimane quindi una delle tecniche di SEO OffSite imprescindibile per ottenere un buon posizionamento su Google. Al fine di ottenere il ranking desiderato in tempi ed a costi adeguati, è opportuno creare profili backlink di qualità, equilibrati ed a prova di Team Spam di Google. Insieme a Laura Musig, consulente SEO a Udine, vedremo quali sono gli errori più comuni quando si porta avanti una strategia di link buiding.

Il classico profilo backlink sbilanciato è caratterizzato da un insieme di link in entrata che naturalmente un sito web non potrebbe mai avere. Un profilo backlink poco naturale ha delle caratteristiche abbastanza facili da riscontrare. Le vediamo in seguito.

E’ impensabile che tutti i link ricevuti dal vostro sito puntino all’home page. Un profilo link naturale  ha una percentuale di links che puntano alla prima pagina ed altrettanti che puntano alle pagine interne. Il cosiddetto deep linking è un segnale essenziale per Google, che fa capire che un sito sta venendo linkato in più punti, perchè propone varie risorse di qualità.

Per quanto chi cerca di acquisire links, punti ad ottenere links dofollow, risultano particolarmente utili anche quelli nofollow. Anche in questo caso, se ci pensate, un sito che riceva naturalmente backlinks è improbabile abbia solo link che passano Page Rank.

Infine non sempre nell’ottica di un contesto reale, è plausibile che un sito riceva link solo da ancore manipolative, come “hotel Rimini” o “abbigliamento online”. E’ fondamentale creare una giusta proporzione tra links con ancore manipolative, url nude e branded links: infondo “in natura” vi linkerebbero così.

Per quanto riguarda le “bad practise”, discorso scontato quello riguardante le tecniche Black Hat connesse alla link building, che vanno a configurarsi quasi sempre con pratiche di link spam, che  possono esporre il nostro sito web ad una penalizzazione sia algoritmica che manuale. Se volete che il vostro sito rimanga nelle serp e ci rimanga a lungo, evitate di acquistare servizi che vi promettono l’ottenimento di decine e decine di links in entrata in una settimana. Finireste per venire bombardati di link non pertinenti, posizionate in parti losche di una pagina web come il footer, da siti di infima qualità, in una lingua differente da quella del sito che state cercando di posizionare. Per assurdo in alcuni casi le tecniche di link spam funzionano, ma sono da prendersi in considerazione solo se volete scalare le serp di Google in poche settimane e rimanerci giusto il tempo necessario per essere penalizzati.

Questione simile a quella del link spam è quella legata all’acquisto di pubblicazioni su PBN (Private Blog Network). Qualche volta potrebbe capitarvi di imbattervi in agenzie SEO che dispongono di decine e decine di blog su cui pubblicare articoli a scopi SEO. Potreste credere di aver trovato la gallina dalle uova d’oro ed invece avete trovato una fregatura. Basterà farsi dare l’elenco completo dei siti a disposizione e passarlo in uno strumento come ip-report.com per vedere che tutti i siti risiedono su uno stesso IP. Avere nel proprio profilo link decine e decine di pubblicazioni su siti con lo stesso IP, è un eccellente modo per suggerire a Google che state acquistando links (pratica da sempre condannata da Big G) e lo state facendo da una link factory. Quando analizzate gli IP sui quali risiedono i siti controllate tutti i numeri in essi contenuti al fine di verificare che chi vi vende i links non abbia acquistato, tatticamente, una subnet.

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