Fattori di ranking, come fare SEO nel 2018

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Articolo a cura di Alessia Martalò, consulente SEO con sede a Milano

È notizia delle ultime settimane l’aggiornamento dell’algoritmo di Google, soprannominato Maccabees, un update che sembra aver colpito globalmente diverse tipologie di siti e diverse lingue. Com’è ovvio che sia, professionisti SEO di tutto il mondo hanno immediatamente cercato di capire in cosa consista il nuovo update, analizzando un corpus di siti maggiormente penalizzati.

È accaduto lo stesso a marzo, quando l’update noto come Fred aveva provocato notevoli – e in alcuni casi inspiegabili – oscillazioni delle SERP di Google. Senza scendere troppo nei dettagli più tecnici possiamo comunque affermare che i recenti update di Google vanno in tre direzioni, ovvero penalizzare i siti web che fanno uso di:

  • Backlink artificiali e link building innaturale, ricorrendo tra le altre strategie ad ancore esatte e sovra-ottimizzate, link provenienti da siti spam o non a tema. L’aggiornamento Penguin di Google svolge esattamente questo compito.
  • Contenuti duplicati o di scarso valore per l’utente. Panda, nel corso degli anni, ha per esempio penalizzato siti web che copiano letteralmente contenuti da altre fonti, o che facevano uso di keyword stuffing dando origine ad un testo illeggibile per un utente umano.
  • Struttura del sito e parametri di engagement. Si può dire, in base alle analisi SEO effettuate nel corso degli ultimi mesi, che Fred e lo stesso Maccabees ricadano in questa categoria. Fred, da un lato, ha colpito siti con pubblicità troppo invasiva o valori di engagement non ottimali (altissima frequenza di rimbalzo, tempi di permanenza sulla pagina molto limitati), nonché siti sovra-ottimizzati lato SEO (dal punto di vista dei meta title e delle URL, in particolar modo). Maccabees sembra aver preso nel mirino i siti che facevano ricorso a keyword permutation, ossia l’utilizzo di landing page verticali per varianti della keyword principale. Facciamo un esempio: la chiave principale “vacanze a Capri” potrebbe suggerire la creazione di una serie di landing page sovra-ottimizzate per le chiavi secondarie – e correlate – “vacanze in barca a Capri”, “vacanze a Capri economiche”, “vacanze a Capri offerte” e così via. Un’altra tecnica tuttora molto utilizzata prevede anche l’inserimento dei link che puntano alle landing page all’interno del footer.

Ciò detto e alla luce degli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo core di Google, quali sono i fattori di ranking più importanti da tenere a mente? Ecco a voi una lista – assolutamente non esaustiva!

  1. Un buon profilo backlink è (ancora oggi) essenziale. A maggior ragione nel caso di settori molto competitivi e che presentano parole chiavi concorrenziali e dagli alti volumi di ricerca. Come fa la differenza, tuttavia, tra una buona link building e una di cattiva qualità? Il numero di domini di riferimento, unitamente al numero di IP, rapportati al numero complessivo di backlink è uno dei fattori di cui tener maggiormente conto. Ricevere centinaia di backlink da un numero estremamente ridotto di siti non è mai una buona cosa.
  2. Mobile first: ormai il desktop è sempre meno utilizzato per effettuare ricerche su Google, in qualsiasi settore. Si potrebbe pensare che non è un aspetto prettamente SEO ma non è così. In realtà, se è vero che spetta al designer e allo sviluppatore rendere un sito mobile friendly, è altrettanto vero che la modalità di navigazione e di fruizione del sito attraverso un dispositivo mobile sono totalmente differenti rispetto alla controparte desktop. Aspetti che devono essere considerati attentamente da un professionista SEO.
  3. Qualità dei contenuti, saper rispondere in maniera precisa alle query e al search intent dell’utente sarà sempre più importante. Basti pensare alla ricerca vocale, che spinge l’utente a rivolgersi al motore di ricerca in modo più diretto, attraverso domande e frasi colloquiali.
  4. I parametri relativi all’engagement dell’utente acquistano via via sempre più importanza. In particolare il bounce rate (tasso di rimbalzo), tempo di permanenza sul sito e numero di pagine visitate per sessione sono degli ottimi indicatori per valutare come gli utenti navigano il sito e ricavare utili indicazioni su come eventualmente intervenire. Da questo punto vista, la velocità di caricamento del sito assume un’importanza vitale (un sito troppo lento, spesso, viene abbandonato e presenterà, dunque, valori di bounce molto alti).

E voi cosa ne pensate? Qual è secondo voi la direzione che Google sta prendendo, soprattutto alla luce degli ultimissimi aggiornamenti?

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