Articolo a cura di Alessia Martalò, consulente SEO con sede a Milano
È notizia delle ultime settimane l’aggiornamento dell’algoritmo di Google, soprannominato Maccabees, un update che sembra aver colpito globalmente diverse tipologie di siti e diverse lingue. Com’è ovvio che sia, professionisti SEO di tutto il mondo hanno immediatamente cercato di capire in cosa consista il nuovo update, analizzando un corpus di siti maggiormente penalizzati.
È accaduto lo stesso a marzo, quando l’update noto come Fred aveva provocato notevoli – e in alcuni casi inspiegabili – oscillazioni delle SERP di Google. Senza scendere troppo nei dettagli più tecnici possiamo comunque affermare che i recenti update di Google vanno in tre direzioni, ovvero penalizzare i siti web che fanno uso di:
- Backlink artificiali e link building innaturale, ricorrendo tra le altre strategie ad ancore esatte e sovra-ottimizzate, link provenienti da siti spam o non a tema. L’aggiornamento Penguin di Google svolge esattamente questo compito.
- Contenuti duplicati o di scarso valore per l’utente. Panda, nel corso degli anni, ha per esempio penalizzato siti web che copiano letteralmente contenuti da altre fonti, o che facevano uso di keyword stuffing dando origine ad un testo illeggibile per un utente umano.
- Struttura del sito e parametri di engagement. Si può dire, in base alle analisi SEO effettuate nel corso degli ultimi mesi, che Fred e lo stesso Maccabees ricadano in questa categoria. Fred, da un lato, ha colpito siti con pubblicità troppo invasiva o valori di engagement non ottimali (altissima frequenza di rimbalzo, tempi di permanenza sulla pagina molto limitati), nonché siti sovra-ottimizzati lato SEO (dal punto di vista dei meta title e delle URL, in particolar modo). Maccabees sembra aver preso nel mirino i siti che facevano ricorso a keyword permutation, ossia l’utilizzo di landing page verticali per varianti della keyword principale. Facciamo un esempio: la chiave principale “vacanze a Capri” potrebbe suggerire la creazione di una serie di landing page sovra-ottimizzate per le chiavi secondarie – e correlate – “vacanze in barca a Capri”, “vacanze a Capri economiche”, “vacanze a Capri offerte” e così via. Un’altra tecnica tuttora molto utilizzata prevede anche l’inserimento dei link che puntano alle landing page all’interno del footer.
Ciò detto e alla luce degli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo core di Google, quali sono i fattori di ranking più importanti da tenere a mente? Ecco a voi una lista – assolutamente non esaustiva!
- Un buon profilo backlink è (ancora oggi) essenziale. A maggior ragione nel caso di settori molto competitivi e che presentano parole chiavi concorrenziali e dagli alti volumi di ricerca. Come fa la differenza, tuttavia, tra una buona link building e una di cattiva qualità? Il numero di domini di riferimento, unitamente al numero di IP, rapportati al numero complessivo di backlink è uno dei fattori di cui tener maggiormente conto. Ricevere centinaia di backlink da un numero estremamente ridotto di siti non è mai una buona cosa.
- Mobile first: ormai il desktop è sempre meno utilizzato per effettuare ricerche su Google, in qualsiasi settore. Si potrebbe pensare che non è un aspetto prettamente SEO ma non è così. In realtà, se è vero che spetta al designer e allo sviluppatore rendere un sito mobile friendly, è altrettanto vero che la modalità di navigazione e di fruizione del sito attraverso un dispositivo mobile sono totalmente differenti rispetto alla controparte desktop. Aspetti che devono essere considerati attentamente da un professionista SEO.
- Qualità dei contenuti, saper rispondere in maniera precisa alle query e al search intent dell’utente sarà sempre più importante. Basti pensare alla ricerca vocale, che spinge l’utente a rivolgersi al motore di ricerca in modo più diretto, attraverso domande e frasi colloquiali.
- I parametri relativi all’engagement dell’utente acquistano via via sempre più importanza. In particolare il bounce rate (tasso di rimbalzo), tempo di permanenza sul sito e numero di pagine visitate per sessione sono degli ottimi indicatori per valutare come gli utenti navigano il sito e ricavare utili indicazioni su come eventualmente intervenire. Da questo punto vista, la velocità di caricamento del sito assume un’importanza vitale (un sito troppo lento, spesso, viene abbandonato e presenterà, dunque, valori di bounce molto alti).
E voi cosa ne pensate? Qual è secondo voi la direzione che Google sta prendendo, soprattutto alla luce degli ultimissimi aggiornamenti?